Convegno “La vita si fa storia. La comunicazione e la memoria”

Festa di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti

Palazzo Vescovile di Teramo, 24 gennaio 2020

Sono intervenuti il giornalista e scrittore Enzo Romeo, vaticanista del Tg2, e Sua Eccellenza Monsignor Lorenzo Leuzzi

 

«Siamo esseri narranti» dice Papa Francesco nel suo messaggio divulgato nel giorno della festa di San Francesco di Sales, in vista della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà domenica 24 maggio 2020 sul tema “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia. La narrazione genera senso, tesse le trame della memoria di chi si è e di cosa si è stati, crea orizzonti valoriali. Ma, avverte sempre il Santo Padre, «non tutte le storie sono buone».

Lo sa bene anche Enzo Romeo, giornalista Rai, vaticanista del Tg2 che ha raccontato – e continua a raccontare – i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco e che nei suoi numerosi saggi ha affrontato molte tra le più grandi questioni della nostra società e della Chiesa. Dall’Europa (Salvare l’Europa. Il segreto delle dodici stelle) al celibato (Lui, Dio e Lei. Il problema del celibato nella Chiesa) fino, appunto, al grande tema della memoria in Diari a confronto. Anna Frank-Etty Hillesum. Il giornalista e scrittore di origine calabrese è stato l’ospite d’onore del tradizionale convegno organizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Diocesi di Teramo-Atri nel giorno del Santo Patrono dei giornalisti, al quale ha partecipato una nutrita platea di cittadini e di addetti ai lavori. Presenti anche il Consigliere dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, Gennaro Della Monica, e il Vescovo Lorenzo Leuzzi.

E proprio citando il libro che contiene il versetto che fa da slogan sia al convegno teramano che alla prossima Giornata delle Comunicazioni Sociali, che Romeo ha voluto esordire nel suo intervento. «Il libro dell’Esodo si propone di rinnovare la memoria di un’avventura politica e insieme di un’esperienza religiosa; di celebrare la rivelazione di Dio e la formazione di un popolo, di mantenere vivo il ricordo di eventi passati e insieme di attualizzarli nelle nuove situazioni che il popolo ebreo sta vivendo. Il libro dell’Esodo, pertanto, è insieme memoria, attualizzazione e celebrazione di un evento del passato che si rinnova continuamente e che, per i cristiani, trova il pieno compimento in Cristo morto e risorto e nel cammino verso l’incontro finale con lui». Passato e presente, come storia e cronaca, secondo Romeo, non rappresentano una dicotomia ma sono strettamente collegati. «Credo che noi tutti giornalisti dovremmo avere la consapevolezza che ciò che raccontiamo con le nostre cronache – anche quelle minute, che si leggono nei trafiletti delle pagine locali – forma un tassello della grande storia della nostra città, del nostro Paese, del mondo perfino». Se ne si vuole la prova, suggerisce il vaticanista, basta recarsi in un’emeroteca, dove si ha «la visione plastica di come la cronaca si trasformi in storia, proprio come il mosto che fermentando diventa vino, come la farina che schiacciata dalle pietre della macina e impastata diviene pane fragrante. Il nostro articolo, il nostro piccolo contributo, è dentro quel lievito; anzi, è lievito che fermenta la storia». Da questo grande valore della cronaca deve però derivare un altrettanto grande assunzione di responsabilità. «Se useremo le nostre penne come dei coltelli, le nostre tastiere come delle armi da fuoco automatiche, provocheremo delle ferite che segneranno per sempre le persone prese di mira col nostro lavoro» avvista il giornalista. Che prosegue: «occorre un surplus di prudenza, di delicatezza nel mestiere che facciamo. Corriamo troppo, mentre servirebbe il tempo e la pazienza delle verifiche. È una corsa a chi arriva per primo, siamo concentrati sulla velocità anziché sulla verità. Mentre è proprio la verità che ci rende liberi ovvero che dà dignità al nostro lavoro di cronisti, di narratori della vita». Il sistema digitale invece ha imposto tutt’altro sistema, a discapito sia della verità (si pensi alle fake news) che della memoria (ci illudiamo che un cloud possa conservare tutto per noi). Un rischio troppo grande, perché le conseguenze della perdita della memoria iniziano ad essere evidenti: «una delle critiche più ricorrenti che vien fatta a Bergoglio, specie qui in Italia, è di parlare troppo dei migranti. Ecco un esempio di perdita di memoria: abbiamo dimenticato che siamo una nazione di migranti. Intere regioni, come l’Abruzzo o la mia Calabria, si sono sostenute con le rimesse dei lavoratori che andavano nelle Americhe, in Australia o in Nord Europa. E non parliamo della preistoria, ma di due generazioni fa». La mancanza di memoria causa egoismi o aberrazioni come quelle a cui purtroppo si assiste anche in questi giorni di commemorazione dell’Olocausto. «Di fronte ai ripetuti rigurgiti di fascismo e antisemitismo, non dimenticare la Shoah è un dovere sacrosanto. Specie in un Paese dove una illustre signora ebrea di 89 anni, Liliana Segre, senatrice a vita, è costretta a muoversi sotto scorta. Come tanto rancore si produca all’interno di una società “cristiana”, risulta a me misterioso» dice ancora Romeo. L’augurio conclusivo del giornalista e scrittore è stato allora quello di poter «tutti costruire la nostra casa, umana e professionale, sulla roccia sicura della memoria».