Da Castelli a San Pietro: un presepe per (ri)nascere

Un sito, 5 convegni “on line” e il progetto della Cittadella della Carità,
perché il presepe di Castelli in piazza S. Pietro sia segno di speranza.
 

La tradizionale inaugurazione del Presepe e l’illuminazione dell’albero di Natale in piazza San Pietro, l’11 dicembre, vuole essere un segno di speranza e di fiducia per il mondo intero. Vuole esprimere la certezza che Gesù viene in mezzo al suo popolo per salvarlo e consolarlo. Un messaggio importate in questo tempo difficile a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19”. Queste parole del Governatorato della Città del Vaticano avranno una eco anche nelle nostre zone. È questa la volontà del Vescovo di Teramo-Atri, mons. Lorenzo Leuzzi, che in collaborazione con la Regione Abruzzo, la Provincia di Teramo, il comune di Castelli, l’Ufficio Scolastico Regionale insieme al liceo artistico “F. Grue” di Castelli, la Fondazione Tercas, l’Università di Teramo e il Sodalizio degli abruzzesi a Roma ha organizzato una serie di iniziative volte a coinvolgere il più possibile il nostro territorio in un progetto di ampio respiro. Il sito dedicato alla presentazione dell’evento di piazza San Pietro (www.unpresepeperrinascere.it) è lo strumento chiave, in tempo di pandemia, per comunicare le tante iniziative proposte, insieme ai social della diocesi (Facebook, Instagram e Telegram). Cinque i pilastri su cui fondare la “rinascita”: ricostruzione, imprenditorialità, turismo, arte ed Europa, al centro di altrettanti convegni “on line”, tutti fruibili dal canale YouTube della diocesi e degli enti, che in uno sforzo sinergico, si sono divisi l’organizzazione degli stessi, insieme agli uffici della chiesa locale. Ed infine, il sogno di una Cittadella della Carità, uno dei progetti a cui la Caritas di Teramo-Atri sta lavorando: un luogo dove poter accogliere le persone con difficoltà, dove creare una nuova mensa e dove poter ospitare coloro che sono più fragili. Vuole essere l’opera segno di questo presepe a Roma, il frutto di uno sforzo comune per far sì che anche i più poveri abbiano la speranza di rinascere, che viene proprio da un Dio che si è fatto povero nella grotta di Betlemme.