La Chiesa di Teramo-Atri si attiva per Haiti

 

Si aggrava il bilancio del terremoto che lo scorso 14 agosto ha colpito Haiti. Secondo le ultime stime sono quasi 2.000 i corpi senza vita estratti dalle macerie e quasi 10.000 i feriti. Più di 60.000 abitazioni distrutte e la protezione civile sta cercando degli spazi liberi dove posizionare le migliaia di tende per gli sfollati. Più di 115.000 famiglie sono state direttamente toccate dalla tragedia e 580.000 persone hanno bisogno di un’assistenza umanitaria di urgenza. Numerose strutture sanitarie sono state danneggiate e gli ospedali locali funzionanti sono al collasso e hanno disperato bisogno di sangue, medicine e aiuto sanitario.

A peggiorare la situazione anche le piogge che si sono abbattute in questi giorni nelle zone colpite dal sisma per il passaggio della tempesta tropicale “Grace”, la cui allerta rimane ancora alta.  I soccorsi operano ininterrottamente per cercare sopravvissuti al disastro.


Ci scrive dall’isola caraibica padre Enzo Del Brocco, missionario passionista:

 

Cari amici,
Come sapete lo scorso 14 agosto, il sud-ovest di Haiti è stato colpito da un terremoto di magnitudo 7.2. Ho subito fatto la valigia e preso il primo volo disponibile per volare giù e cercare di dare assistenza a questo Paese che ho considerato casa per 6 anni e tuttora nutro un affetto speciale per quello che mo ha dato.Il 16 agosto, insieme a p. Rick Frechette, sacerdote e medico e con alcuni membri haitiani della “St. Luke Foundation for Haiti” ci siamo recati nell’area di Les Cayes per valutare la situazione e distribuire forniture mediche per i feriti.

Il viaggio in sé è stato una sfida. Da Port-au-Prince a Les Cayes è necessario attraversare Martissant, una zona controllata dai banditi. Sembra una zona di guerra con auto bruciate che bloccano le strade interne e mezzi blindati della polizia lungo la strada principale che cercano di proteggere il passaggio.Una volta superato Martissant, abbiamo pensato che il resto del viaggio sarebbe stato al sicuro. Invece, abbiamo incontrato altri tre blocchi stradali fatti di rami e rocce ad Aquin, Saint-Luis-du-Sud e Cavaillon. Uomini armati con cartelli che dicevano “nou se victim” (siamo vittime) hanno circondato le nostre auto in cerca di cibo e denaro. Mentre siamo riusciti a passare perché hanno visto che avevamo solo forniture mediche, i veicoli dell’OMS e dell’UNICEF non sono stati fermati. Ad ogni posto di blocco ci siamo fermati e siamo tornati indietro per parlare con ogni gruppo e ascoltare i loro bisogni e le loro ragioni. Non è facile da spiegare, ma uno dei punti principali è che tutti gli aiuti vanno sempre ai principali centri urbani e arrivano a malapena nei luoghi più remoti. Abbiamo provato a dire loro che questo modo di agire non è certo la soluzione ma ho potuto capire il loro grido disperato e abbiamo promesso che avremmo cercato di aiutare anche le persone colpite dal terremoto in quelle zone.

Il cartello “nou se vittima” continua ad essere presente nella mia mente. Dopo aver raggiunto Les Cayes e aver consegnato le forniture mediche alle cliniche locali, abbiamo deciso di andare in montagna in località che possono essere raggiunte solo a dorso di mulo o a piedi. Andando per le montagne ci siamo resi conto di quanto facilmente si possa essere ingannati da ciò che appare dalla strada principale e dai centri. Ci siamo imbattuti in luoghi dove il terremoto e la tempesta hanno causato frane dove le case mal costruite (di solito fatte solo di legno e fango) sono completamente distrutte e spazzate via e, cosa più sorprendente, abbiamo visto in prima persona le molte vittime e feriti tra gli abitanti. Mi ha anche commosso la storia di una bambina sepolta sotto le macerie fino al collo e di come i vicini siano riusciti a tirarla fuori a mani nude sotto la pioggia battente.

Parlando con molte persone ci siamo resi conto che ciò di cui hanno più bisogno e che desiderano urgentemente è un tetto. In queste situazioni, l’approccio diventa più umanitario che medico. Non si tratta di costruire tendopoli, ma, piuttosto, assisterli nella costruzione di tetti alle loro case esistenti.

Sono stato anche in contatto quotidiano con Mons. Joseph Gontrano Decoste, Vescovo di Jérémie  ed abbiamo potuto visitare lui e altri luoghi colpiti dal terremoto. Ho servito qui per due anni per aiutare dopo l’uragano Mathew nel 2016 e mi ha spezzato il cuore vedere come tutto sembri come se si fosse tornato al punto di partenza dopo quell’uragano! Molte Chiese, centri parrocchiali, scuole e cliniche sono state completamente distrutte. Il Vescovo cerca modi per ricostruirli perché questi luoghi sono più che semplici luoghi di culto, assistenza ai malati e istruzione: sono segni di speranza che promuovono la solidarietà tra i cittadini, e consentono loro di sopravvivere e prosperare insieme come comunità.

Voglio esprimere la mia profonda gratitudine a coloro che mi hanno contattato per chiedere informazioni sulla situazione e rassicurarmi sulle loro preghiere.
Nonostante la nuova ondata di COVID, l’assassinio del presidente, l’escalation della criminalità e dei rapimenti, lo stress economico per l’alto costo della vita, il terremoto, la tempesta tropicale, i nostri fratelli e sorelle haitiani non si arrendono mai e sono sempre stupito da la loro speranza e gratitudine verso Dio. Con la perdita delle loro case e delle loro vite, alla domanda: “Come stai?”, la loro risposta è sempre “Gras a Dye” (Grazie a Dio).

A volte possiamo dimenticare quanto siamo benedetti e di essere grati a Dio. Sono sicuro che un ottimo modo sarebbe aiutare i nostri fratelli e sorelle haitiani.


Pace!

Enzo

 

In questo complesso quadro anche la Chiesa che è in Teramo-Atri vuole mobilitarsi promuovendo una raccolta fondi attraverso la Caritas Diocesana.

E’ possibile effettuare una donazione, specificando nella causale la dicitura “Pro Haiti”, attraverso il seguente IBAN: IT09L0103015300000000929725 intestato a Diocesi di Teramo Atri Caritas Diocesana. 

La Presidenza della CEI invita a pregare, in tutte le parrocchie, per la pace in Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti. 

Ha inoltre già stanziato un milione di euro dai fondi otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte all’emergenza haitiana. La somma servirà a finanziare, attraverso Caritas Italiana, interventi efficaci per rispondere alle numerose nuove necessità.