La Chiesa popolo che cammina insieme

di don Gabriele Orsini

È il discorso in cui Papa Francesco spiega ciò che il Signore si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio nel discorso rivolto ai vescovi per camminare insieme come Chiesa.

 

Nell’Antico Testamento, in particolare dall’uscita della terra di Egitto e poi in tutto l’arco di tempo del peregrinare nel deserto. Ne è costantemente visibile l’immagine di questo insieme di famiglie che cammina, che cammina radunato sotto la potente guida del Signore che accompagna, protegge, si prende cura ed educa. Educa a divenire popolo, a sentire all’unisono di appartenere a Dio quale popolo privilegiato che Dio stesso si è scelto e formato.

Anche Gesù all’inizio della sua missione ha radunato attorno a sé un piccolo nucleo di discepoli, i dodici apostoli che stanno con lui, lo seguono. I vangeli non. Ci presentano mai Gesù da solo, se non nei momenti di intimità con il Padre nella preghiera. Gesù è un uomo che cammina e camminando chiama, convoca, raduna. E camminando insieme ai suoi, incontra, si mette in ascolto della singola persona come anche si preoccupa di tutta la folla che lo segue, si prende cura perché sono stanchi e affamati come pecore senza pastore.

Nella sua azione evangelizzatrice coinvolge i suoi; chiede di preparargli la via, chiede di dargli da mangiare, dà loro il potere di agire per edificare il regno.

La chiesa convocata da Gesù è una Chiesa che inizia ad essere tale camminando con Gesù per le strade polverose della Galilea, della Samaria, della Giudea. Tutti gli Apostoli, dopo la Risurrezione del Signore, spinti dallo Spirito incarnano lo stile stesso del Maestro, annunciando e proclamando il Vangelo. Pensiamo solamente a Pietro e a Paolo.

Camminare insieme non è un fatto semplicemente fisico, che già esprime e manifesta uno secondario, l’abbandonare le proprie comodità per essere sempre disponibili all’annuncio, al servizio e alla testimonianza, rinunciando all’agguato sempre presente dell’accidia. Esprime soprattutto quella capacità di sapersi mettere in un dinamismo continuo di apertura a ciò che lo Spirito chiede, una richiesta che può giungere nella misura in cui ci si mette in ascolto reciproco. Pensiamo al brano di vangelo lucano dei discepoli di Emmaus, che camminavano insieme e discutevano, insieme fanno esperienza del Risorto e insieme corrono ad annunciarlo.

Non sempre è così semplice manifestarlo nella realtà del popolo di Dio, che è l’insieme dei battezzati. Eppure questa è la Chiesa. Non è formata da battitori liberi o da élite ma dall’insieme di coloro che hanno creduto e continuano a credere nel Signore morto e risorto, vivono nella sua parola e dei segni sacramentali della salvezza. Il camminare insieme si realizza mediante il «sensus fidei» di cui è depositario il popolo di Dio, e che crede come tale ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della fede, «un soggetto attivo di evangelizzazione». La Chiesa in cammino sinodale è posta nella condizione di interrogarsi sul suo comminare insieme nella storia.

Il camminare insieme, come popolo di Dio, richiede innanzitutto la capacità di incarnare lo stile di Dio, proprio come lo ha manifestato ed espresso Gesù con la sua umanità. Camminare insieme richiede di saper incontrare, ascoltare, saper condividere. Non siamo davanti ad una novità assoluta, ma è la stessa natura e missione della Chiesa che viene rimessa al centro nuovamente mediante questo mettersi in cammino. Il camminare insieme è fondamentale e appartiene già al pensare dei Padri della Chiesa. Chiesa e Sinodo sono sinonimi a tal punto che la Chiesa non è altro che un camminare del popolo di Dio sui sentieri della storia, incontro a Cristo.

(da L’Araldo Abruzzese del 3 aprile 2022)